L’artista è stato un visual artist a tutti gli effetti e il suo obiettivo è sempre stato quello di riprodurre ciò che lo circondava. Sia che si trattasse di una suora o di un ragazzo visto per strada con indosso abiti alla moda, questi erano i suoi soggetti. Ne catturava e trasmetteva abilmente lo spirito e la personalità attraverso il loro stile, la postura, l’abbigliamento o l’attitudine. I suoi ritratti a grandezza naturale lo resero un’icona al pari dei grandi che lo ispirarono, come Caravaggio e Jan van Eyck.
Le sue opere abbracciavano la complessità della vita e della black culture in particolare – con un occhio attento ai dettagli e un gusto per l’appariscente.
Nell’arte come nella storia, i neri erano sempre stati relegati ai margini: questo fu argomento di riflessione e ispirazione per l’artista, “Perché le persone di colore non possono essere il soggetto principale di un dipinto?“.
Barkley fece quello che nessuno aveva mai fatto prima di lui – dare alle persone di colore uno spazio di primo piano sulla tela. “Se un soggetto viene ritratto la reazione del pubblico è sempre pensare che quel personaggio deve essere qualcuno d’importante per essere stato dipinto…”
Nel 1971, Hendricks espose il suo primo lavoro in un’importante mostra museale: Contemporary Black Artists in America al Whitney Museum di New York. Si trattava di un autoritratto a grandezza naturale, “Brown Sugar Vine” (1970), in cui Hendricks appare nudo, indossando solo occhiali da sole e un berretto, mettendosi a confronto con il mondo dell’arte e sovvertendo così gli stereotipi americani sulla sessualità nera.
Invece di cercare ispirazione nelle gallerie, nei musei, nelle case d’asta o alle fiere d’arte, Hendricks attingeva spunti dalla realtà che lo circondava, in cui viveva, per mantenere e trasferire su tela l’integrità della sua visione e del suo processo creativo.
Come ritrattista, non disegnava mai schizzi preparatori per un’opera: usava la macchina fotografica per immortalare e “registrare” le persone che aveva scelto di dipingere.
Dopo la sua morte, è stata riscoperta una collezione di opere inedite, oggi in visione alla Jack Shainman Gallery di New York con Barkley L. Hendricks, Them Changes, la prima mostra di opere su carta che l’artista produsse in contemporanea ai suoi celebri ritratti.
Queste opere su carta appena scoperte si dividono in categorie distinte, ognuna delle quali forma un corpus opera a sé stante.
Alcuni lavori incorporano i raggi X, una metafora appropriata dello sguardo alla dinamica interiore della mente di Hendricks, delle sue intuizioni e delle sue tendenze.
Se non vi sembra ci siano connessioni tra queste opere multimediali su carta e i ritratti per i quali Hendricks divenne celebre, è perché la loro somiglianza si cela nel carattere e nelle aree d’interesse piuttosto che nell’espressione estetica. La sicurezza del tratto dell’artista, la specificità del suo sforzo, l’attenzione riservata ai soggetti – siano essi umani, vegetali o minerali – sono questi i temi che rendono inconfondibile la sua opera.
Trevor Schoonmaker ha scritto nel suo saggio The Birth of the Cool: “Seppur ben noto per i suoi audaci ritratti a grandezza naturale, Hendricks è stato anche un affermato fotografo, un paesaggista, un acquerellista, un disegnatore, un collagista, e un musicista jazz”; identificando così l’aspetto essenziale della mente implacabile di Hendricks: “il desiderio d’imparare, di sperimentare e rischiare continuamente”.